Perdere un assegno è una di quelle situazioni che fanno salire l’ansia in un istante. Che si tratti di un assegno bancario ricevuto come pagamento, di un assegno circolare ritirato allo sportello o persino del carnet di assegni che accompagna il tuo conto, la domanda è sempre la stessa: cosa devo fare adesso per non perdere i soldi e non avere guai? La risposta passa da alcune azioni tempestive e da una procedura legale precisa chiamata “ammortamento”, che serve a neutralizzare il titolo smarrito, rubato o distrutto e a consentire, in sicurezza, il rilascio di un duplicato o il pagamento del controvalore. Conoscere la differenza tra assegno bancario e assegno circolare, i tempi da rispettare, a chi rivolgersi e quali documenti servono ti permette di muoverti con metodo e di arrivare alla soluzione senza passaggi a vuoto.
Indice
- 1 Capire che assegno hai perso: bancario, circolare, postale
- 2 Bloccare il rischio: denuncia e avviso alla banca
- 3 La procedura di ammortamento: che cos’è e come funziona
- 4 Tempi, costi e cosa aspettarsi
- 5 Revoca e blocco: cosa si può e non si può fare con l’assegno bancario
- 6 Se perdi il carnet di assegni: prevenire frodi e sostituire i moduli
- 7 Se l’assegno si perde dopo il versamento in banca
- 8 Assegni non trasferibili, girate e identità del portatore
- 9 Prescrizione, termini di presentazione e perché muoversi subito
- 10 Documenti e informazioni che ti serviranno
- 11 Differenze pratiche tra assegno bancario e circolare in caso di perdita
- 12 Se perdi un assegno che hai emesso tu
- 13 Prevenzione: buone pratiche per evitare future perdite
- 14 Conclusioni
Capire che assegno hai perso: bancario, circolare, postale
Il primo passo è identificare con esattezza il tipo di assegno. L’assegno bancario è emesso dal traente (chi lo compila) su una banca dove ha il conto; il pagamento avviene se ci sono fondi e se il titolo è formalmente regolare. L’assegno circolare è emesso e garantito dalla banca stessa (o da Poste Italiane, per l’assegno circolare postale): i fondi sono già stati accantonati presso l’emittente e il titolo è “di cassa”. In caso di perdita, le procedure sono simili ma con differenze pratiche importanti. Con l’assegno bancario, se un terzo lo presentasse correttamente all’incasso, la banca del traente in linea di principio sarebbe tenuta a pagare, a meno che non sia intervenuto un provvedimento di ammortamento o altri motivi di rifiuto. Con l’assegno circolare, invece, l’emittente ha un ruolo centrale perché possiede la provvista e, ricevuta la corretta documentazione, può rilasciare un duplicato o pagare il beneficiario dopo la procedura. Sapere con cosa hai a che fare indirizza subito i contatti giusti.
Bloccare il rischio: denuncia e avviso alla banca
Appena ti accorgi della perdita, la prima cosa da fare è presentare una denuncia di smarrimento presso Carabinieri o Polizia. È un passaggio semplice e veloce, ma decisivo: il verbale è la base per chiedere alla banca di non pagare a chi si presentasse con quel titolo e per avviare, se necessario, l’ammortamento. Subito dopo informa la banca interessata. Se sei il beneficiario di un assegno bancario ricevuto da un terzo, contatta la tua banca (quella su cui avresti versato l’assegno) e, se ne hai i dati, anche la banca del traente; se hai smarrito un assegno circolare, contatta invece la banca che l’ha emesso. Manda una comunicazione scritta (raccomandata A/R o PEC) con i dati disponibili: numero e importo dell’assegno, data di emissione, traente e banca emittente, agenzia, a chi era intestato, circostanze dello smarrimento, estremi della denuncia. La banca non può “ammortare” l’assegno da sola, ma può cautelarsi e annotare un alert interno in attesa del provvedimento del giudice.
La procedura di ammortamento: che cos’è e come funziona
L’ammortamento è il procedimento previsto dalla legge per neutralizzare un assegno smarrito, rubato o distrutto e autorizzare il pagamento del relativo importo nonostante l’assenza del titolo. Per gli assegni bancari la procedura si svolge davanti al Tribunale del luogo di pagamento dell’assegno (di norma la piazza dell’agenzia del traente). Si presenta un ricorso, personalmente o tramite un avvocato, in cui si descrivono i fatti, si allegano la denuncia, gli estremi del titolo e le prove disponibili (copia, foto, e-mail del traente, estratto conto che attesta l’emissione). Il giudice, se ritiene la domanda fondata, emette un decreto di ammortamento che inibisce alla banca ogni pagamento al presentatore del titolo e invita il portatore, se esiste ed è in buona fede, a proporre opposizione entro un termine (di solito 15 giorni) oppure a presentarsi per la consegna del titolo. Trascorso il termine senza opposizioni, il decreto diventa definitivo e l’avente diritto può ottenere il pagamento dalla banca del traente o l’emissione di un assegno sostitutivo.
Per l’assegno circolare la legge prevede una procedura analoga, con la differenza che il soggetto interessato è l’istituto emittente. Anche qui si può ricorrere al Tribunale del luogo di pagamento; in pratica molte banche gestiscono la pratica attraverso i propri uffici legali sulla base della documentazione del cliente, ma il perno resta l’ammortamento giudiziale. Alcuni istituti, una volta ricevuto il decreto o trascorsi i termini legali in assenza di presentazioni, rilasciano un duplicato dell’assegno circolare o accreditano direttamente la somma sul conto del richiedente.
Tempi, costi e cosa aspettarsi
I tempi dell’ammortamento variano da foro a foro e dalla completezza della documentazione, ma in media occorrono da quattro a otto settimane tra ricorso e definitività del decreto, salvo opposizioni. I costi comprendono il contributo unificato (modesto per importi contenuti), marche da bollo e, se ti affidi a un professionista, il compenso dell’avvocato. In molti casi di importi non elevati, soprattutto con assegni circolari e documentazione chiara, si riesce a gestire con l’assistenza dell’ufficio legale della banca senza spese legali significative; per assegni bancari di importo rilevante o con elementi incerti, l’avvocato è consigliabile per impostare correttamente il ricorso ed evitare rigetti. Durante l’attesa, l’assegno è neutralizzato cautelarmente nei sistemi interni della banca, ma il blocco “definitivo” discende solo dal decreto del tribunale.
Revoca e blocco: cosa si può e non si può fare con l’assegno bancario
È naturale chiedere alla banca di “bloccare” l’assegno bancario perso, ma bisogna essere consapevoli dei limiti. La revoca dell’ordine di pagamento non impedisce alla banca di pagare a un portatore legittimo che presenti il titolo entro i termini di presentazione (8 giorni se pagabile sulla stessa piazza, 15 giorni fuori piazza, più ampi per assegni esteri). Per evitare il pagamento serve il decreto di ammortamento. Tuttavia, la segnalazione di smarrimento induce la banca a una verifica rafforzata sull’identità del presentatore e sull’eventuale irregolarità del titolo (alterazioni, girate sospette). Un’annotazione sul conto del traente per il blocco del carnet rubato o smarrito impedisce l’emissione dolosa di nuovi moduli. In sintesi: denunciare, avvisare tempestivamente e attivare l’ammortamento sono le tre mosse che mettono al riparo da pagamenti non voluti.
Se perdi il carnet di assegni: prevenire frodi e sostituire i moduli
La perdita del carnet di assegni richiede un’immediata comunicazione alla banca con contestuale denuncia alle autorità. La banca provvede al blocco dei numeri di matricola dei moduli smarriti, in modo che eventuali presentazioni risultino sospette. In alcune realtà la banca sostituisce il carnet con nuovi moduli e, se necessario, segnala l’accaduto alla Centrale d’Allarme Interbancaria in caso di sospette frodi. Conserva la ricevuta della denuncia e tieni d’occhio il conto: se dovessero transitare addebiti riferiti a moduli smarriti, contesta subito per iscritto. Ricordati che spedire assegni per posta è sempre rischioso: meglio consegna a mano o strumenti elettronici come bonifici.
Se l’assegno si perde dopo il versamento in banca
Può accadere che l’assegno venga smarrito dalla banca dopo averlo versato allo sportello o in cassa continua. In questo caso il cliente non ha colpa e la banca, che assume il ruolo di custode del titolo, è tenuta a porre rimedio. La prassi è che l’istituto avvii la procedura di ammortamento a proprie spese e, quando il contesto lo consente (ad esempio assegno circolare o assegno bancario di banca del gruppo), anticipi il controvalore al cliente in tempi ragionevoli, salvo buon fine. Se l’assegno era bancario di altra banca e servono i tempi del decreto, la banca ti tiene aggiornato sullo stato e ti chiede eventuale integrazione documentale. In ogni caso, la responsabilità della custodia grava sull’istituto: se subisci un danno per ritardo ingiustificato nell’incasso, hai diritto al ristoro.
Assegni non trasferibili, girate e identità del portatore
Dal 2008 gli assegni di importo pari o superiore alla soglia antiriciclaggio (oggi 1.000 euro) devono essere emessi non trasferibili; in pratica, il titolo può essere incassato solo dal beneficiario indicato. Questo riduce il rischio che un terzo in buona fede lo versi e lo incassi con una semplice girata. Restano comunque assegni di importo minore o particolari casi di trasferibilità nelle imprese: in queste ipotesi girate regolari possono legittimare un portatore diverso dal primo beneficiario. Se hai perso un assegno trasferibile, l’urgenza dell’ammortamento è ancora maggiore. Quando ricevi un assegno, verifica sempre che riporti la clausola “non trasferibile”, che ci sia la clausola “sbarrato” se vuoi limitarne l’uso e che i dati di emissione siano completi e coerenti.
Prescrizione, termini di presentazione e perché muoversi subito
Gli assegni hanno tempi legali di presentazione: 8 giorni “sulla piazza”, 15 giorni “fuori piazza”, più ampi per l’estero. Trascorsi questi termini, la banca può rifiutare il pagamento; inoltre l’azione di regresso contro i giranti e contro il traente si prescrive in sei mesi dalla scadenza del termine di presentazione. L’ammortamento può essere chiesto anche dopo, ma perdere tempo significa complicarsi la vita: se il titolo era bancario e non è più presentabile, il traente potrebbe revocare i fondi; se era circolare e finisce in mani sbagliate, potrebbero insorgere contestazioni. La regola è non attendere: denuncia, diffida alla banca e ricorso per ammortamento vanno attivati immediatamente.
Documenti e informazioni che ti serviranno
Per istruire la pratica raccogli quanti più elementi possibili. Servono i dati identificativi del titolo (numero di assegno, importo, data, banca e agenzia emittente, nome del traente e del beneficiario), la descrizione delle circostanze della perdita, copia di eventuali e-mail o messaggi che attestino l’emissione, copia del fronte/retro se ne hai fatta una foto, ricevute di consegna se l’assegno ti era stato spedito. Al ricorso alleghi la denuncia e un tuo documento d’identità. Se non hai più i dati, chiedi a chi te lo ha emesso di fornirti almeno banca, agenzia e importo e, se possibile, una dichiarazione di emissione; per gli assegni circolari la banca emittente ha traccia del numero e può aiutare a reperirlo.
Differenze pratiche tra assegno bancario e circolare in caso di perdita
Con l’assegno bancario perso dal beneficiario il rischio principale è il pagamento a un portatore apparente se il titolo è regolare; l’ammortamento e l’avviso alla banca servono proprio a impedirlo. Con l’assegno circolare, essendo “a vista” e con provvista già presso l’emittente, il focus è sulla banca che lo ha emesso: la denuncia e il decreto di ammortamento la mettono in condizione di rifiutare pagamenti a chi si presentasse con il titolo smarrito e di rilasciare un duplicato o accreditare i fondi. I tempi sono in genere più certi per il circolare, perché non si dipende da fondi di terzi. In entrambi i casi, l’emittente potrebbe chiedere una garanzia (cauzione o fideiussione) in situazioni dubbie, ad esempio se non è possibile esibire una copia del titolo o se ci sono contestazioni in corso.
Se perdi un assegno che hai emesso tu
Può capitare di perdere un assegno che avevi già compilato ma non consegnato, oppure di accorgerti di averlo consegnato a un soggetto che poi l’ha smarrito prima dell’incasso. Anche in questo caso vanno fatti denuncia e avviso alla tua banca, che bloccherà cautelarmente la matrice e ti indicherà come muoverti. La revoca dell’assegno prima della presentazione non è un “tasto reset”: se il beneficiario è in buona fede e chiede il pagamento, in mancanza di ammortamento il rifiuto può esporre a responsabilità. La soluzione corretta è concordare con il beneficiario l’ammortamento del titolo perso e la sua sostituzione con altra forma di pagamento sicura (ad esempio bonifico) una volta che il decreto sia divenuto definitivo. Evita di emettere un secondo assegno identico prima che il primo sia neutralizzato, per non creare duplicazioni pericolose.
Prevenzione: buone pratiche per evitare future perdite
La gestione degli assegni merita prudenza. Incassa gli assegni ricevuti al più presto, evitando di tenerli in borsa o in auto; presta attenzione durante i traslochi e i viaggi. Evita di spedire titoli per posta ordinaria; se proprio serve, usa raccomandata assicurata o corriere tracciato e informane il destinatario. Richiedi e usa assegni con la dicitura “non trasferibile” e, se opportuno, “sbarrati” per limitarne l’utilizzo. Per pagamenti rilevanti o a distanza, privilegia metodi elettronici tracciabili come bonifici SEPA, che eliminano il rischio fisico del titolo. Se hai un carnet, tienilo in un luogo sicuro separato dai documenti che contengono i tuoi dati.
Conclusioni
Perdere un assegno non è la fine del mondo, ma richiede sangue freddo e prontezza. La sequenza efficace è chiara: denuncia immediata, avviso scritto alla banca, raccolta dei dati del titolo, attivazione della procedura di ammortamento presso il Tribunale competente, attesa dei termini di opposizione e poi incasso o duplicato. Con gli assegni bancari la priorità è evitare che qualcuno lo presenti e lo incassi, con i circolari la chiave è coordinarsi con l’emittente per ottenere un nuovo titolo o l’accredito. Se l’assegno si perde in banca dopo il versamento, è l’istituto a dover rimediare e a farsi carico della pratica. Nel frattempo, conoscere i limiti della “revoca” di pagamento, rispettare i termini e scegliere forme di pagamento più sicure quando possibile riduce molto l’esposizione al rischio. Ogni caso ha le sue sfumature, ma la cornice normativa e operativa è sufficientemente solida da permettere, con metodo, di recuperare il valore del titolo e di chiudere l’incidente con il minimo danno.
