Il Melograno, o punica granatum, è un frutto originario dell’Asia. Da sempre coltivato nel Caucaso, è oggi il fiore all’occhiello di una zona che va dall’Armenia, all’Azerbajan dall’Arabia al Pakistan fino all’Africa tropicale, gli Stati Uniti e il Messico.
Il nome deriva dal latino malum (“mela”) e granatum (“con semi”). In inglese antico era noto con il nome di “apple of Grenada” (mela di Granada). La città spagnola di Granada ha, infatti, nello stemma il frutto di melograno che fu introdotto dalla denominazione moresca in Spagna. Da sempre considerato emblema della fertilità, i suoi semi rossi vengono utilizzati da diverse culture per scongiurare la sterilità e propiziare una prole numerosa. Sinonimo di abbondanza e fortuna, veniva utilizzato nel XVI secolo come immagine figurativa posta nelle mani di Gesù bambino a simboleggiare la resurrezione. Nel linguaggio dei fiori è sinonimo, a tutt’oggi, di passione e amore fervente. Il melograno è una bacca (“balausta”) molto coriacea con buccia dura di forma rotonda con un diametro dai 5 ai 12 centimetri. In posizione apicale ha una corona, residuo del calice floreale. I fiori sono rossi o bianchi. All’interno contiene semi rosso rubino commestibili di sapore più o meno acidulo circondati da una polpa. Oltre alla varietà punica, più diffusa, ne esiste una nana i cui frutti non sono commestibili e viene utilizzata per i Bonsai.
L’acquisto
La maturazione del frutto avviene in autunno. In Italia è coltivato generalmente nelle varietà: Dente di Cavallo, Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto, adatte ad essere consumate fresche. Sulla sua superficie non deve presentare macchie o spaccature per evitare l’insorgenza di parassiti o muffe. Il frutto è maturo quando si presenta di colore rosso vivo con sfumature gialle. E’ fondamentale è non acquistarlo acerbo, perché il melograno matura esclusivamente sulla pianta.
Valore nutritivo e consumo
Il melograno, nella mitologia greca, era il frutto caro ad Afrodite che lo piantò sulla terra per rappresentare il sangue del dio Dioniso. Non a caso il valore nutrizionale del frutto è davvero apollineo: è ricco di vitamina A (retinolo) e C, B1,B2, B5, B6 e polifenoli antiossidanti. Si limita a circa 60 Kcal per 100 grammi, non contiene grassi ed è, invece, ricco di potassio (250 mg). Nell’antica Grecia, questa bevanda veniva impiegata come antinfiammatorio, contro le ferite infette e le infezioni parassitarie.
Conservazione e utilizzo
Se la melagrana si presenta integra, può essere conservata, in luogo fresco e asciutto, per 7 o 10 giorni. L’uso più comune è quello di ottenerne un succo, centrifugando i semi e consumandolo immediatamente per non perderne le virtù benefiche tonificanti. La produzione di succo a livello industriale è molto costosa e dispendiosa a livello di mano d’opera; per questo, sul mercato viene venduto con il nome di granatina e miscelato ad altre bacche come il ribes, i lamponi o gli agrumi. Nei paesi di origine il succo o i chicchi vengono utilizzati per condire insalate, guarnire la carne o il riso. L’infuso dei petali viene usato come rinfrescante delle gengive, i semi per la preparazione degli sciroppi e le scorze dei frutti vengono utilizzate per dare il gusto amaro agli aperitivi. L’uso in cucina si estende anche alla preparazione di marmellate e gelatine.
RISOTTO AL MELOGRANO
Ingredienti per 4 persone
300 g di riso Carnaroli
6 bicchieri di brodo
1 cipolla media
1 melograno maturo sgranato
3 cucchiai di Parmigiano Reggano grattugiato
olio
sale grosso
pepe
Sgranare il melograno. Tenere da parte 2 cucchiai di grani; schiacciare i rimanenti nello schiacciapatate e tenere da parte il succo. Preparare un soffritto di cipolla e olio; far tostare il riso. Unire il succo di melograno e man mano aggiungere il brodo e il sale. Procedere nella cottura. Dopo un quarto d’ora aggiungere i grani interi tenuti da parte. Tenere il riso piuttosto morbido e un po’ al dente, spegnere il fuoco e mantecare con 3 cucchiai di parmigiano. Servite guarnendo con qualche seme di melograno.